Presentazione dei temi dell’edizione 2023 | Festival dell'Innovazione Scolastica

Lo spazio dell’educazione

 

La relazione che intercorre tra educatore e figlio/allievo ha una consistenza misteriosa.

“Di cosa è fatta?” Potrebbe chiedere un bambino.

Ogni genitore, ogni educatore tenta, poco o tanto, di dare consistenza a questa relazione, tenta di afferrarla, renderla solida, imbrigliarla, utilizzando parole, ragionamenti o esortazioni, a volte ricatti.

Ma questo filo che unisce, lega e allo stesso tempo divide l’educatore dal figlio/allievo rimane ultimamente inafferrabile, anzi, tende a diventare tanto più sfuggevole quanto più ci si affatica a imbrigliarlo.

Di questa legge non scritta che sta al fondo della natura umana ne facciamo esperienza più o meno tutti noi, nella veste di educatori, quando l‘alterità del figlio ci si para davanti e ‘lui’ o ‘lei’ scelgono strade diverse da quelle che ci si è affaticati ad indicare.

Eppure questa relazione esiste, e di qualcosa è pur fatta.

Pier Paolo Pasolini ne individuava la consistenza nella forza dell’esempio.

“Se mai qualcuno ti avrà educato, non sarà stato con le sue parole, ma col suo esempio”.

A questa questione accenna anche Cesare Pavese nella stupenda chiusura di “Mari del Sud” là dove individua nella categoria dell’avvenimento la stoffa del legame tra l’adulto e il ragazzo, un avvenimento che ha la forza della affezione.

“Mio cugino non parla dei viaggi compiuti.

Dice asciutto che è stato in quel luogo e in quell’altro

e pensa ai suoi motori.

Solo un sogno

gli è rimasto nel sangue: ha incrociato una volta,

da fuochista su un legno olandese da pesca, il Cetaceo,

e ha veduto volare i ramponi pesanti nel sole,

ha veduto fuggire balene tra schiume di sangue

e inseguirle e innalzarsi le code e lottare alla lancia.

Me le accenna talvolta.”

 

In entrambi i casi la consistenza della relazione educativa viene identificata non tanto con delle dichiarazioni o esortazioni esplicite ma con qualcosa di implicito.

Tra questi elementi impliciti vi è anche il luogo, lo spazio, l’ambiente dove la dinamica educativa si svolge.

Loris Malaguzzi identificava l’ambiente come “terzo educatore”, lo stesso tema è stato oggetto di un famoso libro, “The Third Teacher”, pubblicato negli Stati Uniti nel 2010.

Le cose, gli ambienti, gli spazi, comunicano, sono fattori importanti della dinamica educativa.

D’altronde ogni mamma conosce questa legge e la applica nei gesti, nelle attenzioni, nella quotidiana opera di pulizia, sistemazione, abbellimento della casa dove abita con il figlio e la famiglia.

Il tema dell’ambiente come fattore dell’educazione si ripropone oggi alla ribalta con i fondi affidati alle scuole dal PNRR nell’ottica dell’adeguamento e del rinnovo degli ‘spazi’ e degli arredi scolastici. Il tema che è stato ben evidenziato dalla ricerca sviluppata dal PRogetto di Interesse Nazionale (PRIN) PRO.S.A. – PROTOTIPI DI SCUOLE DA ABITARE – nuovi modelli architettonici per la costruzione, il rinnovo e il recupero resiliente del patrimonio edilizio scolastico e per costruire il futuro, in Italia –  (progetto che comprende il partenariato tra 5 università italiane guidate da IUAV di Venezia e INDIRE – https://prosascuoledabitare.eu )” non riguarda solo le circa 200 scuole che saranno costruite ex-novo. Il problema di ripensare gli spazi si pone più o meno a tutte le 50.000 sedi scolastiche del nostro Paese.

E’ questa una questione che non può essere delegata agli uffici competenti delle pubbliche amministrazioni o ai professionisti e alle imprese appaltanti. Si tratta di una grande occasione che ha a che fare con la didattica e quindi con i protagonisti della vita della scuola.

Già varie scuole si sono mosse chiamando a raccolta in una inedita esperienza di responsabilizzazione e partecipazione sociale tutte le componenti della vita scolastica: docenti, studenti e genitori.

In questa prospettiva si pone il tema scelto per la terza edizione del Festival Nazionale dell’Innovazione Scolastica: LO SPAZIO DELL’INSEGNARE – L’AMBIENTE DELL’APPRENDERE.

L’ambiente quindi inteso come fattore educativo nelle due dimensioni: da una parte la riprogettazione degli spazi e dell’arredo scolastico e dall’altra la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio naturale, artistico e culturale del territorio dove la scuola risiede. Un patrimonio che in Italia conta 58 siti riconosciuti dall’UNESCO, accanto a migliaia di chiese, borghi, opere architettoniche e bellezze naturali che disseminano i nostri territori.

Mettere insieme queste due prospettive è una scelta che intende indicare il parametro estetico da assumere come riferimento nel ripensare gli spazi in cui le nuove generazioni sono chiamate a crescere e ad apprendere, un parametro attinto dalla conoscenza e dalla valorizzazione della nostra tradizione.

Sul sito del Festival https://festivalinnovazionescolastica.it sono pubblicate tutte le indicazioni per le candidature delle scuole che avranno come termine di presentazione lunedì 8 maggio 2023. L’appuntamento per le trenta scuole selezionate dal Comitato Scientifico e per tutti coloro che vorranno incontrare e confrontarsi con queste esperienze e su questi temi è fissato per  l’8-9-10 settembre 2023 a Valdobbiadene (TV).

 

Alberto Raffaelli

Valdobbiadene, 5 dicembre 2023.

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