L’attuazione della legge sulle Non Cognitive Skills ha il valore di prefigurare un’alleanza tra i molti tentativi di sperimentazione oggi presenti nella scuola, finalizzati a introdurre le competenze trasversali e a superare le rigidità e le chiusure dell’istituzione scolastica, e le diverse scuole di pensiero che possono accompagnare questi percorsi sul piano della sperimentazione e della formazione dei docenti.
Si tratta, quindi, di qualcosa di in parte nuovo: non si prefigura in anticipo quale debba
essere il risultato finale, ma si costruiscono percorsi attraverso i quali può prendere forma una scuola capace di valorizzare tutto ciò che si muove nel concreto dell’esperienza educativa, senza rinunciare alle competenze teoriche maturate nelle accademie e nelle fondazioni.
Oggi la scuola ha davanti a sé una grande opportunità: poter approfondire, attraverso una norma – la legge 22 – un tema che interpella fortemente tutti, quello delle competenze trasversali, spesso indicate anche come non cognitive skills. Il fatto che questo ambito sia oggetto di una sperimentazione e non di una normativa già definita rappresenta, come accennavo, una condizione particolarmente favorevole: consente alle scuole di diventare generative, aprendo reali opportunità sul piano educativo.
All’interno delle competenze trasversali e non cognitive si gioca infatti una questione centrale del nostro tempo: come formare la persona nella sua integralità, attraverso un processo formativo che abbia un autentico valore educativo. Questo è il nodo di fondo.
In questo percorso, al centro restano naturalmente lo studente e il docente, ma c’è una dimensione che rischiamo di dimenticare sempre più spesso: quella della comunità educante. La relazione educativa è chiamata a diventare una relazione fertile non solo tra studente e docente, ma anche all’interno di un tessuto connettivo più ampio, che coinvolge la comunità scolastica e quella extrascolastica.
L’educativo, infatti, è una dimensione trasversale: non riguarda soltanto le competenze, ma richiede un ripensamento complessivo che va dallo studente al magistero della comunità educante nel suo insieme. È questo l’orizzonte che vale la pena approfondire.
Facciamo il punto sullo stato di attuazione di quanto previsto dalla legge 22 del 2025, che introduce lo sviluppo delle competenze non cognitive e trasversali nei percorsi scolastici. Che cosa è stato fatto finora?
Muovendo dalle indicazioni della norma, il Dipartimento ha istituito un gruppo di lavoro che si è concentrato essenzialmente su due aspetti. Il primo riguarda la definizione di un quadro di riferimento per l’attuazione della sperimentazione, che rappresenta il cuore della legge. Si tratta di una sperimentazione destinata a coinvolgere le scuole di ogni ordine e grado, i Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti e i percorsi di istruzione e formazione professionale.
Come gruppo di lavoro, abbiamo ritenuto necessario predisporre un documento di accompagnamento rivolto alle scuole, pensato per guidarle e offrire una cornice di senso utile alla migliore attuazione della norma. Si tratta infatti di una disposizione con una portata fortemente innovativa, che richiede particolare attenzione affinché non venga snaturata e possa essere applicata nel modo più efficace possibile.
Il secondo ambito di intervento del gruppo di lavoro ha riguardato la rifinitura di una proposta di piano di formazione, già predisposta dalla Scuola per l’Alta Formazione dell’Istruzione (SAFI). La legge prevede infatti, nell’arco del triennio e parallelamente alla sperimentazione, lo sviluppo di un piano straordinario di attività formative rivolte ai docenti, con l’obiettivo di accompagnarli nell’introduzione delle competenze non cognitive e trasversali nelle pratiche didattiche.
A che punto siamo oggi? Il gruppo di lavoro ha concluso il proprio mandato ed è ora in attesa dell’emanazione del decreto ministeriale che avvierà ufficialmente la sperimentazione. A questo seguirà un avviso pubblico per la selezione delle candidature da parte delle scuole, che presenteranno le proprie proposte progettuali attraverso un apposito formulario. Le scuole avranno come riferimento il documento di accompagnamento elaborato dal gruppo di lavoro e, al termine della valutazione delle proposte da parte di una commissione tecnica, un ulteriore decreto ministeriale autorizzerà l’avvio della sperimentazione.
C’è dunque grande attesa per gli esiti di questo percorso, perché saranno proprio i risultati della sperimentazione a indicare le modalità più efficaci per introdurre le competenze non cognitive e trasversali nel sistema scolastico. Tali esiti forniranno inoltre gli elementi necessari al Comitato tecnico-scientifico, che sarà appositamente nominato, per la redazione delle Linee guida, in coerenza con i documenti programmatici esistenti: dalle Indicazioni per il curricolo del primo ciclo, alle Indicazioni per i licei, fino alle Linee guida per gli istituti tecnici e professionali.
L’obiettivo finale è l’integrazione strutturata dello sviluppo delle competenze non cognitive e trasversali nelle pratiche didattiche, competenze che hanno un impatto rilevante sul successo formativo degli studenti e rappresentano uno strumento decisivo per contrastare la povertà educativa, la dispersione scolastica e l’analfabetismo funzionale.
